Toner e cartucce, cinque cose da sapere quando finiscono

“Prima di stampare questa mail pensa ai costi ambientali”. Ma anche “Difendi l’ambiente. Non stampare questa mail se non è strettamente necessario”. Sono solamente due esempi della raccomandazione che sempre più aziende adottano nelle loro comunicazioni digitali. Una sensibilità ambientale che passa da poche parole, ma che, nella realtà di tutti i giorni, ha un elevato valore. Perché lesinare sulla stampa non è esclusivamente risparmiare sul consumo di carta, ma anche e soprattutto ridurre la produzione di toner esausti. Per le sostanze inquinanti che contengono, i toner e le cartucce delle stampanti rappresentano infatti una grave minaccia per l’ambiente. Il loro corretto conferimento deve seguire particolari accorgimenti affinché si possano trasformare da rifiuto in risorsa.

Cinque cose che è bene sapere quando finisce un toner oppure una cartuccia per stampante.

  1. Sono un rifiuto speciale. Come indicato dal Testo Unico Ambientale, non possono essere buttati tra i rifiuti comuni: i cittadini e le partite Iva (aziende e liberi professionisti) devono provvedere ad un corretto smaltimento. I cittadini, portandoli alle piazzole ecologiche comunali, nei negozi autorizzati al ritiro o mettendoli nei contenitori che è possibile trovare talvolta in prossimità di enti pubblici; le partite Iva sono responsabili del loro smaltimento, quindi sono chiamate a seguirne tutto il ciclo.
  2. Pericoloso o non pericoloso? Lo dice il codice CER (Catalogo Europei dei Rifiuti). I toner e le cartucce inkjet devono la loro pericolosità o non pericolosità come rifiuto in base alle componenti che contengono. A seconda del codice CER che viene attribuito, è possibile risalire alla classificazione del rifiuto: si usa il codice CER 08 03 17 per i toner che contengono sostanze pericolose e il codice 08 03 18 per tutti gli altri. Questo codice deve essere riportato al momento dello smaltimento.
  3. Come conservarlo in ufficio. L’azienda è tenuta a tenere il toner esausto e le cartucce scariche in appositi contenitori, destinati esclusivamente a questo tipo di rifiuto. Secondo quanto previsto dalla norma, i contenitori devono essere svuotati almeno una volta l’anno da un’azienda specializzata nello smaltimento di questi materiali. Nel caso si trattasse di toner “pericolosi”, l’azienda o il professionista sono tenuti ad annotarne i movimenti su un apposito registro di carico e scarico che si richiede presso la Camera di Commercio competente per territorio.
  4. La compilazione del FIR. Il Formulario Identificativo del Rifiuto è il documento che viene rilasciato da un soggetto autorizzato al trasporto dei rifiuti. Per lo smaltimento dei propri toner esausti, l’azienda o il professionista devono infatti rivolgersi a fornitori certificati, in possessore dei requisiti di legge. Sarà il fornitore a compilare il FIR in quattro copie; a chi ha prodotto il rifiuto dovrà essere restituita la cosiddetta “quarta copia”, documento che attesta il corretto conferimento dei toner ad un impianto autorizzato.
  5. La compilazione del MUD. A conclusione del processo, l’azienda o il professionista – ovvero il produttore del rifiuto – devono compilare il MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) in cui si tiene traccia dei movimenti dei rifiuti prodotti. Il documento deve essere presentato alla Camera di Commercio competente entro il 30 aprile di ogni anno.

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