Ammontano a quasi 464 mila le tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) che sono state gestite complessivamente in Italia nel 2019. Il dato, contenuto nel Rapporto di Gestione RAEE 2019 che è stato presentato a fine luglio, comprende sia i rifiuti elettronici di provenienza domestica sia quelli origine professionale. È un numero che però pone il nostro Paese ancora lontano dagli ambiziosi obiettivi europei: davanti ad una raccolta che l’UE ha indicato al 65% – calcolato sulla media dell’immesso delle AEE nei tre anni precedenti -, l’Italia è ancora lontana: il 39,53% raggiunto non solamente è di molto inferiore al target comunitario, ma è più basso rispetto al 42,84% raggiunto nel 2018.
In un quadro ancora profondamente in evoluzione, non mancano però i dati positivi. Innanzitutto, nel 2019 gli impianti di gestione dei RAEE che hanno effettuato la dichiarazione annuale al Centro di Coordinamento sono stati 976, 14 in più rispetto ai 962 del 2018, con una presenza territoriale che privilegia il Nord Italia (691 strutture attive). Non certo secondo, sono aumentati i volumi gestiti: nel 2019 gli impianti hanno dichiarato di avere gestito complessivamente 463.953 tonnellate di RAEE, il +10,11% rispetto al 2018 (il 76,27% riconducibile ai RAEE domestici, mentre il 23,73% di RAEE professionali). In questa attività, il consorzio Ecolight ed Ecolight Servizi hanno garantito la gestione dei RAEE domestici e professionali, nell’ottica di una sempre maggiore efficienza di servizio.
Nonostante questa crescita, il gap con gli obiettivi europei si è allargato. Non solamente perché nel 2019 l’asticella del target si è alzata, passando dal 45 al 65%, ma anche perché nel triennio considerato sono aumentate le apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato (+19% rispetto al triennio precedente; con le sole AEE professionali che sono cresciute di oltre il 30%). Questo incremento significativo dei volumi va però letto alla luce dell’entrata in vigore, nell’agosto 2018, dell’Open Scope che ha ampliato in maniera significativa le categorie delle apparecchiature elettriche ed elettroniche soggette alla normativa europea sui RAEE. La mancata pubblicazione del decreto attuativo sui nuovi raggruppamenti RAEE, indispensabile per indirizzare la raccolta corretta dei rifiuti tecnologici e conseguentemente del loro calcolo ai fini del tasso di ritorno, costituisce un ostacolo alla comunicazione su come debbano essere raccolti i nuovi RAEE derivanti dalle apparecchiature a cui si è esteso l’obbligo di gestione del fine vita a carico dei produttori.
Al dannoso ritardo normativo si aggiunge il perdurare del traffico illecito dei rifiuti tecnologici, generato da una loro non corretta tracciatura, che sfuggono pertanto al sistema di gestione regolato dalla normativa con esiti negativi in fatto di inquinamento ambientale, di danno economico per le aziende e per il sistema Paese, acuito ulteriormente dal concreto rischio di sanzioni per l’infrazione dei target previsti dalla Comunità Europea.