L’Italia è stata promossa in “economia circolare”. Il nostro Paese si è piazzato in cima alla classifica UE per tasso di circolarità. Con il 18,5% l’Italia è infatti prima fra i cinque principali Paesi europei e ha una buona produttività delle risorse (misurata in euro di Pil per kg di risorse consumate), per la quale è al secondo posto fra i cinque principali Paesi europei. Lo rileva la Relazione 2018 sugli Stati generali della Green economy realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e secondo la quale l’Italia fa bene in tema di economia circolare, ma anche sul fronte dell’agricoltura biologica e dell’eco-innovazione.
“Nel 2016 sono stati riciclate in Italia 13,55 milioni di tonnellate (Mt) di rifiuti urbani, pari al 45% dei rifiuti prodotti, collocandosi al secondo posto dietro alla Germania e risalendo di una posizione rispetto al 2014, con un’ottima performance in particolare nei rifiuti d’imballaggio”, scrive nell’introduzione alla Relazione 2018 Edo Ronchi, il presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. “Anche nel riciclo dei rifiuti speciali siamo fra i leader in Europa: nel 2016 sono state riciclate in Italia circa 91,8 Mt di rifiuti speciali, il 65% di quelli prodotti”.
Per quanto riguarda l’eco-innovazione, Ronchi cita l’indicatore Eco-IS (Eco-Innovation Scoreboard), secondo il quale “l’Italia si posiziona al di sopra della media Ue28, al pari con l’Austria e dopo Svezia, Finlandia, Germania e Danimarca, con punteggio di 113 rispetto al 100 della media europea”. Questa posizione confermerebbe i progressi compiuti per l’implementazione di politiche volte all’eco-innovazione e all’economia circolare, ma, sottolinea il presidente, “indica anche margini di miglioramento per una società a maggiore efficienza nell’uso di risorse basata su modelli di produzione e consumo più circolari e sostenibili”.
Nell’agricoltura italiana continuano i progressi in direzione green: la superficie condotta con metodi biologici nel 2017 ha raggiunto poco meno di 1,8 milioni di ettari, più 20% rispetto all’anno precedente. L’incidenza della superficie biologica sul totale della superficie agricola utilizzata (Sau) ha raggiunto il 14,5%, contro il 12% del 2016. “Dopo la Spagna, l’Italia è il Paese con la più ampia superficie condotta con criteri biologici, seguita da Francia e Germania”, osserva Ronchi. “Alla crescita della superficie biologica si è accompagnata una sostanziale stabilità del consumo di fertilizzanti, che segue una graduale riduzione negli ultimi anni (-0,7% tra il 2010 e il 2015), e la riduzione dell’impiego di fitofarmaci: meno 22,2% tra il 1990 e il 2015. Aumentano le produzioni agricole di qualità certificata, che a fine 2016 hanno totalizzato quasi 15 miliardi di euro”.
La strada da compiere è però ancora lunga. A livello internazionale la Relazione 2018 evidenzia come, nei 46 Paesi presi in considerazione dall’Ocse, che rappresentano gran parte dell’economia mondiale, siano usati oggi le risorse naturali disponibili e i servizi ambientali in maniera più efficiente, riducendo l’inquinamento e i rischi ambientali. “Molti Paesi hanno stabilizzato l’estrazione di risorse naturali rinnovabili (legno, pescato, acqua dolce) e stanno adottando pratiche di gestione più sostenibili”, conclude Ronchi. “I progressi però sono ancora complessivamente insufficienti, come mostra il perdurante degrado del capitale naturale e l’andamento delle emissioni di gas serra”.