Meno sostanze pericolose e maggiori percentuali di recupero. Dopo più di un decennio dall’entrata in vigore della normativa, l’Europa vuole mettere mano alla voce “batterie” introducendo criteri più restrittivi, nuovi obiettivi di recupero e una sorta di “patentino” che ne possa certificare elevati standard ambientali. La norma, che dovrebbe portare entro 3 anni all’approvazione del nuovo quadro di riferimento, riguarderà tutte le batterie, da quelle industriali a quelle portatili, dalle automobilistiche a quelle per veicoli elettrici con l’obiettivo di dare vita a una filiera sostenibile dell’intero comparto. Con questo passaggio, l’Unione europea ha intenzione di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050 ed, entro i prossimi dieci anni, diventare il secondo mercato più grande al mondo per i veicoli elettrici, dopo la Cina. «È una legislazione che guarda al futuro, per produrre batterie in modo sostenibile, circolare e sicuro», ha detto il commissario All’ambiente Virginjius Sinkevicius all’Ansa.
Del resto, secondo una stima della Commissione europea il litio, uno dei componenti principali delle batterie, possiede un’efficienza di riciclo soltanto del 50 per cento. La strada, quindi, sarebbe quella di non incoraggiare l’estrazione di più metallo, ma di soddisfare il fabbisogno di batterie attraverso un mercato secondario per i materiali riciclati.
La normativa introdurrà un “passaporto della batteria” con il tracciamento integrale dei materiali impiegati nella fase produttiva e riguarderà sia le batterie prodotte in Europa, sia quelle di importazione, evitando in questo modo i problemi già riscontrati con altre politiche, come la minaccia della delocalizzazione degli impianti europei in zone con meno restrizioni.
Non ultimo, tra i piani di Bruxelles per il futuro ci sarebbe anche l’eliminazione graduale delle batterie non ricaricabili.