A Forlì il primo laboratorio raee per detenuti esterno al carcere

Quando si parla di inclusione sociale e tutela dell’ambiente, Forlì fa scuola con il progetto “Raee in Carcere”. È stato inaugurato oggi, martedì 6 ottobre 2009 – in via Cà Dolce 11, località Vecchiazzano, a Forlì – il laboratorio per persone detenute finalizzato al trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).
«È il primo esempio in Italia di laboratorio Raee esterno ad una Casa Circondariale», commenta Nello Cesari, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna. «Un progetto che ha una duplice valenza: il reinserimento sociale della persona detenuta attraverso il lavoro e l’azione in favore dell’ambiente. Il contesto delle carceri oggi è decisamente problematico e la necessità di riabilitazione dei condannati deve essere sempre di più, per noi come per la comunità intera, una grande responsabilità. Anche l’Istituto penitenziario di Forlì, e il suo direttore, è impegnato su questo fronte e, seppure tra molte difficoltà, sta collaborando con grande disponibilità. La collaborazione con il territorio, e con le imprese in particolare, gioca senz’altro un grande ruolo di contrasto alla recidiva dei reati e per accrescere la sicurezza della cittadinanza».
L’iniziativa vede infatti la collaborazione di molti partner: oltre al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e alla direzione della Casa Circondariale di Forlì, la Provincia di Forlì-Cesena e il Comune di Forlì, la Direzione provinciale del Lavoro, la cooperativa sociale Gulliver, il Gruppo Hera, il consorzio Ecolight e il Centro Servizi Raee, l’agenzia di formazione Techne, la società Cclg, le associazioni Cna, Legacoop e Confcooperative.
«Il progetto rientra in un più ampio intervento di inclusione sociale, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, avviato con il progetto comunitario Equal “Pegaso”, di cui l’Agenzia formativa Techne Forlì-Cesena è stata ente capofila, che ha visto il coinvolgimento degli Istituti penitenziari di Forlì, Bologna e Ferrara», ricorda l’assessore regionale alla Formazione, Giovanni Sedioli. «Sviluppa un tema civile dando valore alla dignità della persona. Si tratta di un progetto che la nostra Regione ha sostenuto fin dal suo inizio con ben tre assessorati coinvolti – Ambiente, Formazione Lavoro, Politiche Sociali – che hanno costituito una Cabina di regia per monitorare passo dopo passo gli sviluppi e aiutare la soluzione dei problemi. Oggi siamo in fase di sperimentazione e il nostro impegno è quello di consolidare l’esperienza, a modello anche per altre realtà e per altre carceri della regione».
Strategica, per il vicepresidente e assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Forlì-Cesena, Guglielmo Russo, la sinergia che il progetto ha creato «tra l’economia sociale e la formazione professionale, tra il mondo del no profit, che è particolarmente diffuso nel nostro territorio, e quello del profit, anche grazie alla presenza delle associazioni Cna, Confcooperative e Legacoop che potranno aiutarci nel reperire nuove imprese disponibili ad inserire questi lavoratori nel proprio organico. La nostra Provincia finanzia tirocini formativi, gestiti con impegno e professionalità dagli operatori dell’agenzia Techne, che rappresentano un importante strumento finalizzato ad accompagnare la prima fase di inserimento lavorativo dei detenuti: una risorsa essenziale per poter sperimentare una vera “buona pratica” minimizzando i rischi di “caduta”». Prosegue Russo: «Un rapporto che vede anche le istituzioni in prima fila: con noi interviene anche il prezioso contributo del Comune di Forlì, insieme al quale abbiamo formato una rete tra ben cinque assessorati, per seguire da tutti i punti di vista gli sviluppi del progetto. Di fronte alla grave crisi economica in atto, gli enti locali di questo territorio non si sottraggono all’impegno di favorire tutte le nuove occasioni nell’ambito dell’inclusione sociale di soggetti svantaggiati e della sostenibilità ambientale. La capacità di fare rete di un territorio si dimostra ancora una volta la vera carta vincente».
Il progetto si è concretizzato nel laboratorio di via Cà Dolce: qui attualmente vi lavorano tre detenuti, ognuno per 25 ore alla settimana, con la previsione di un’adeguata retribuzione e il concorso della contrattazione sindacale. «In spazi opportunamente allestiti e attrezzati, i Raee sono raccolti e smontati; le diverse componenti dei rifiuti vengono inviate agli impianti di trattamento finale per essere recuperati», spiega Manuela Raganini, presidente della cooperativa sociale Gulliver che gestisce il laboratorio. «Le prime settimane di avvio hanno dato risultati positivi: i lavoratori detenuti coinvolti si sono dimostrati motivati e stanno dimostrando ottime capacità produttive, anche perché questa attività permette loro di avere un sostegno economico per sé e per i propri familiari. Se le cose proseguono a questi ritmi, contiamo di arrivare a regime nel giro di pochi mesi e speriamo in futuro di poter allargare l’inserimento anche ad altre persone».
Sotto il profilo sociale, il progetto apre una porta sul mondo del lavoro. «L’intento finale è infatti quello di trovare una collocazione occupazionale ai detenuti, una volta scontata la pena», premette Domenico Settanni della Direzione provinciale del Lavoro di Forlì-Cesena. «Questo intervento spicca sugli altri tipi di intervento per il reinserimento di soggetti svantaggiati e risponde ad una reale esigenza sociale. Nel Comitato paritetico che dirigo, insieme ai sindacati ed alle associazioni della cooperazione sociale abbiamo da tempo sperimentato forme di contrattazione che tutelano i lavoratori e supportano le cooperative nella gestione di attività produttive, che per loro natura richiedono una non semplice organizzazione del lavoro».
Il Gruppo Hera, importante multiutility regionale, fornisce i RAEE dai propri centri di raccolta; il Consorzio Ecolight -che associa alcune delle più importanti imprese nazionali e multinazionali del settore elettrico/elettronico- organizza l’intero processo di trattamento dei Raee e si occupa della remunerazione della cooperativa; la parte di logistica è affidata al Centro Servizi Raee. «I servizi ambientali hanno così una ricaduta sociale», osserva il direttore generale Operations del Gruppo Hera, Roberto Barilli. «Attraverso il trattamento dei rifiuti si recuperano risorse da investire in ambito sociale in linea con le politiche di responsabilità sociale attuate dal Gruppo che ha promosso, sostenuto e co-finanziato fin dalle origini il progetto, già dall’anno 2004».
Il primo a trarne beneficio è l’ambiente: «Il laboratorio a pieno regime potrà arrivare a stoccare e smaltire fino a 400 tonnellate di raee -continua Andrea Ratti, amministratore del Centro Servizi Raee- permettendo di recuperare oltre 185mila kg di ferro, 100mila kg di plastica e più di 6mila kg di alluminio, e contribuendo al risparmio di quasi 800mila Kwh di energia elettrica».
Conclude Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight: «Se riusciremo a dimostrare nei fatti la sostenibilità economica di questo laboratorio, inteso come vera e propria unità produttiva, potremo fare nuovi passi avanti e avremo raggiunto il nostro scopo: valorizzare l’impegno sociale delle nostre imprese e sostenere un sistema sociale solidale e sostenibile».