Sempre più apparecchiature elettroniche, ma meno RAEE. I dati del “Rapporto di gestione RAEE 2023” redatto dal Centro di Coordinamento RAEE descrivono un’Italia sempre più lontana dai target europei: la raccolta infatti si è fermata a poco più del 30%, un risultato in calo rispetto a quello dell’anno scorso, a fronte di un obiettivo UE che guarda al 65%. Le cause di questo gap che non si riesce a colmare sono molteplici. Vi è un problema di scarsa conoscenza del mondo RAEE: cosa sono i rifiuti elettronici, come devono essere gestiti e dove devono essere conferiti; vi è anche i fenomeno della dispersione: i rifiuti elettronici che sfuggono alle filiere autorizzate sono ancora molti, troppi, favorito anche dal valore intrinseco di questi rifiuti, che operatori fuorilegge favoriscono, e su tutto l’assenza di controlli adeguati a contrastare questi fenomeni. Vi è anche il tema della responsabilità: le aziende sono chiamate a gestire i loro RAEE in modo chiaro e corretto, potendosi affidare anche società specializzate come Ecolight Servizi.
Le materie critiche
Eppure proprio ai RAEE l’UE guarda con particolare attenzione per ricavare quelle materie prime critiche per l’industria tecnologica, digitale e aerospaziale che ad oggi la rendono troppo dipendente da paesi terzi. Il “Critical Raw Materials” che è entrato in vigore il 23 maggio 2024 nei 27 Stati membri dell’Unione europea, va proprio nella direzione di soddisfare entro il 2030 il 25% del fabbisogno annuo di materie prime tramite il riciclaggio delle cosiddette “miniere urbane”: rifiuti solidi urbani e altri prodotti di scarto come i RAEE, apparecchiature tecnologiche dismesse dal cui recupero si possono ottenere una varietà significativa di materie prime critiche.
I dati
Dal Rapporto emerge che nel 2023 gli impianti di trattamento hanno avviato a recupero 510.708 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), il 4,6% in meno rispetto ai quantitativi dichiarati nel 2022. Quasi il 72% dei volumi trattati, valore che corrisponde a 366.909 tonnellate, sono di provenienza domestica, mentre il restante 28%, corrispondente a 143.798 tonnellate, si compone di RAEE di origine differente dai rifiuti tecnologici provenienti dai nuclei domestici (i cosiddetti RAEE professionali). Rispetto al 2022, i risultati di entrambe le tipologie di rifiuto risultano in flessione: i RAEE domestici registrano il -2,6%, mentre quelli professionali il -9,2%.
Il tasso di raccolta
Le dichiarazioni fornite ogni anno dagli impianti di trattamento al Centro di Coordinamento sono l’elemento che permette di monitorare l’andamento dell’Italia rispetto ai target di raccolta fissati dall’Unione Europea. Questo perché il tasso di raccolta dei rifiuti tecnologici è calcolato sul rapporto tra i RAEE avviati a trattamento nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato nel triennio precedente. Nel triennio 2020-2022 l’immesso medio è stato di 1.688.742 tonnellate di AEE, in crescita del 7,3% rispetto al pari periodo precedente. Al contrario i volumi di RAEE raccolti e trattati sono calati del 4,6% rispetto al 2022, di conseguenza il tasso di raccolta si è ridotto a 30,24%, acuendo ulteriormente il trend di decrescita registrato dal 2019 e al momento distante quasi 35 punti percentuali dal target del 65% fissato dall’Unione europea.