Esiste ancor un profondo divario tra il modello basato sull’economia circolare e quello fondato sull’economia lineare. In nove casi su dieci è il secondo a prevalere nel sistema economico mondiale: infatti, quasi il 91% delle risorse utilizzate oggi non proviene da un percorso di recupero e riciclo, ma da attività di estrazione-produzione, quindi al di fuori di un’impostazione circolare. Il nostro mondo è quindi circolare solo al 9%. Il dato è stato presentato durante l’ultimo World Economic Forum di Davos. Nella località svizzera è stato presentato The Circularity Gap Report 2019, documento stilato dal think tank olandese Circle Economy che analizza l’utilizzo delle risorse naturali per alimentare l’economia. Lo scenario descritto non è di certo confortante: dalle 26,7 miliardi di tonnellate di risorse naturali estratte nel 1970 si è arrivati alle 84,4 del 2015, e – salvo cambi di direzione – nel 2050 si potrebbe toccare quota 184 miliardi di tonnellate, una quota non sostenibile. Delle 92,8 gigatonnellate delle risorse che alimentano oggi l’economia mondiale, appena 8,4 derivano da processi di riciclo, mentre le restanti 84,4 sono risorse vergini.
La via d’uscita è rappresentata dall’economia circolare: ovvero un’economia che sappia preservare il più a lungo possibile nel tempo il valore delle risorse estratte dalla natura reinserendole all’interno dei cicli produttivi. Il rapporto presentato a Davos conferma le stime finora fornite dall’Onu: l’economia circolare non sarebbe solamente un mezzo per ridurre del 28% l’uso globale delle risorse, ma anche per tagliare al contempo le emissioni di gas serra del 72%. «Chiudere il gap di circolarità – confermano gli autori del rapporto – ridurrà le disuguaglianze di reddito, migliorando l’accesso a beni di base e opportunità. In altre parole, perseguire l’economia circolare è la via per creare un’economia che funzioni per tutti».
Ma come arrivare all’economia circolare? Quattro le misure indicate dal rapporto:
costruire una coalizione mondiale per l’azione, composta da imprese, governi, ONG e accademici, che stili un rapporto annuale sullo stato dell’economia globale e misuri i progressi;
sviluppare un obiettivo globale e un’agenda di azione collaborando con le parti interessate, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e quelli di riduzione delle emissioni;
tradurre gli obiettivi globali in percorsi locali per il cambiamento circolare;
migliorare la nostra comprensione di come differenti leve per il cambiamento circolare influenzino aspetti come il risparmio di materiale, la conservazione del valore e la mitigazione del clima.