Cresce la produzione di rifiuti elettronici nel mondo, ma la vera sfida è nella qualità del loro trattamento per evitare che sostanze inquinanti possano danneggiare l’ambiente ma soprattutto che possano essre recuperate importati materie prime seconde. È la fotografia che emerge dal Global E-Waste Monitor 2017, rapporto che fornisce una panoramica completa delle statistiche globali sui rifiuti elettronici, pubblicato dall’International telecommunication union (Itu), in collaborazione con l’Università delle Nazioni Unite e l’International solid waste association (Iswa).
Dal documento infatti emerge che nel 2016 il pianeta ha prodotto 44,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, cioè 3,3 milioni di tonnellate, l’8% in più rispetto al 2014; un dato destinato a salire fino a raggiungere un + 17% con 52,2 milioni di tonnellate di materiale entro il 2021. Purtroppo, di televisori, smartphone, computer, frigoriferi, pannelli solari e gadget elettronici a fine vita solamente il 20% è stato raccolto e riciclato correttamente; la restante parte è stata incenerita, scaricata in discariche all’aria aperta o sepolta nel suolo, non considerando la presenza di materiali di valore contenuti al loro interno che possono essere recuperati e che, secondo il Global E-Waste Monitor 2017, avrebbero un valore di 55 milioni di dollari, una cifra che supera il prodotto interno lordo della maggior parte dei Paesi del mondo.
Il vero nodo dei rifiuti elettronici è infatti il loro recupero. Per questo l’Onu ha lanciato un appello, affinché tutti si adoperino per un miglior trattamento dei rifiuti elettronici: le apparecchiature scartate, contengono sostanze che comportano rischi ambientali e sanitari considerevoli, specialmente se trattate in modo inadeguato. La maggior parte dei rifiuti elettronici, infatti, non è adeguatamente documentata e non viene trattata con metodi e catene di riciclaggio adeguati. Fortunatamente è stato però anche constatato un miglioramento nell’attuazione di politiche di riciclo con il 66% della popolazione mondiale, in 67 Paesi, che beneficia di tali politiche. La percentuale nel 2014 era del 44%; un miglioramento che, sempre secondo l’Onu, è stato reso possibile grazie all’adozione di una nuova regolamentazione da parte dell’India.
L’Italia si pone tra i Paesi più avanzati sia sotto il profilo della raccolta, sia del recupero. Nel 2016 il tasso di raccolta si è attestato di poco sopra il 40% (calcolato sulla media dell’immesso nei tre anni precedenti); un dato significativo che, pur ponendo l’Italia ancora al di sotto degli standard europei, testimonia il cammino di crescita che il sistema RAEE italiano sta facendo. Inoltre, sotto il profilo del trattamento, i tassi medi di recupero che il consorzio Ecolight ha raggiunto grazie ai selezionati partner superano il 90% di quanto raccolto.
Anche in questo 2018 l’impegno non può rallentare perché con l’entrata in vigore dell’Open Scope nuovi oggetti rientreranno nella campo della normativa RAEE e, di conseguenza, dovranno essere gestiti nel rispetto della normativa sui rifiuti elettronici.